Pratorotondo è una mezzaluna di terreno alluvionale, compresa tra Pian Due torri e il Tevere. L’area, per le forti correnti e le continue inondazioni, era inadatta all’agricoltura già in epoca romana, e destinata a sepolcreto.
Il toponimo “volgarmente detto Prato Rotondo, canneto di pezze sei incirca” compare per la prima volta in un atto del 1565, studiato da Carla Benocci. Durante la furiosa pestilenza del 1656 i magistrati cittadini vi relegano (“in apposito luogo alle Due torri”) le sepolture degli ebrei, che accusano di diffondere il morbo. L’insolità profilassi ovviamente non servì e il flagello infuriò ancora due anni senza distinzione di età, censo o fede.
Il luogo era già caro alle comunità ebraiche: qui una tradizione ritiene disperso il candelabro d’oro a sette bracci del Tempio di Gerusalemme (la “Menorah”).
Giunto a Roma nel 70 d.C., il sacro Candelabro sarebbe stato razziato dai Vandali sotto il pontificato di Gregorio Magno (590-604) e caricato su un barcone fluviale, naufragato da queste parti. La versione di Procopio di Cesarea nel “De bello gothico” è però diversa: dice che fu papa Gregorio a gettare a fiume i tesori, per sottrarli ai barbari. Da allora comunque la Menorah si perde: ne rimane lo splendido rilievo nell’Arco di Tito.