I Bunker sono un sistema difensivo fortificato, costruito dagli Italiani intorno al 1943.
La struttura, il cui nome militare è Caposaldo di Ponte Galeria, proteggeva lo scalo ferroviario omonimo, l’incrocio stradale tra via della Magliana e la Portuense, e il passaggio sul Tevere. Si compone di 14 bunker, 3 postazioni anticarro, alcuni manufatti di varie funzioni, camminamenti, trincee e gallerie. I bunker sono in calcestruzzo, del tipo postazione circolare monoarma del diametro di 5 m, con doppia apertura per i cannoni 47/32 e le mitragliatrici. Le postazioni anticarro sono costituite da piazzole circolari in barbetta di uguale diametro. Il caposaldo era sotto la responsabilità dei Granatieri di Sardegna. Si presenta oggi perfettamente conservato perché non è stato mai interessato da operazioni belliche.
Il caposaldo di Ponte Galeria
Il Caposaldo di Ponte Galeria sorge intorno al 1943, con funzioni militari difensive, sulle piccole alture sabbiose poste intorno all’abitato di Ponte Galeria.
Precisamente, i nuclei interessati sono: il bancone di Colle Lanzo al km 23,300 della ferrovia per Fiumicino (dominante sulla viabilità stradale: l’incrocio della Via Portuense con via della Magliana, con la diramazione per Muratella e Malnome), i due banconi a est e a ovest della stazione di Ponte Galeria (dominante sulla ferrovia e sull’abitato urbano), e infine, in pianura, l’argine destro del Collettore delle Acque alte sul Rio Galeria (oggi via Vescovali).
La struttura si compone in tutto di 14 bunker. I bunker sono di una tipologia, tipica italiana, detta «pcm», acronimo di postazione circolare monoarma. Hanno un diametro di circa 5 m e murature antibomba in calcestruzzo spesse 120 cm. Una peculiarità è che alcuni di essi presentano fondazioni, realizzate attraverso uno sbancamento del terreno, e si presentano oggi come semi-ipogei. Altri invece, sono privi di fondazioni, e sono stati semplicemente appoggiati sopra platee, cioè basamenti circolari realizzati con gettate in calcestruzzo, e si presentano completamente fuori terra. I bunker presentano una doppia apertura per il tiro con armi da fuoco. Dall’esame delle riservette l’appassionato di storia militare Andrea Grazzini ha ricostruito i probabili armamenti dei bunker: l’ipotesi è che vi siano stati mitragliatrici e cannoni di calibro non superiore a 47/32 armati con proiettili da 30-40 cm.
A complemento della struttura vi sono 3 postazioni anticarro, costituite da piazzole in barbetta (anch’esse del diametro di 5 m e realizzate su platee). Alcune piazzole presentano un’abile mimetizzazione. Nel caposaldo è stata individuata un’opera rettangolare, la cui funzione non è chiara: potrebbe trattarsi di una postazione per arma automatica o un osservatorio con periscopio. Vi sono infine altri manufatti di servizio. Bunker, postazioni anticarro e manufatti sono collegati da camminamenti: alcuni sono scoperti, altri in trincea, ed altri ancora in galleria.
Il caposaldo operava secondo le direttive del CAM, Corpo d’Armata Motorizzato, ed era sotto la responsabilità del 1° Reggimento Granatieri di Sardegna, comandante di reggimento Mario Di Pierro. Non si conosce il nome del comandante di caposaldo.
La struttura non ebbe mai il battesimo del fuoco.