Le fonti latine attestano in Riva destra il culto pagano della Dea Fortuna («Fors, huius aedes Transtiberim est»). Ne sono noti tre templi: uno a Pietra Papa, uno al complesso arvalico della Magliana e uno agli Orti di Cesare.
Il Tempio di Fortuna è stato scoperto a metà Ottocento. Scavi sommari individuano che si tratta di un complesso religioso dal doppio sistema murario: i muri interni risalgono all’epoca di Tiberio, mentre quelli esterni (forse un rifacimento) sono dell’epoca di Traiano. Gli scavi riprendono prima nel 1915 e poi nel 1939. L’archeologo Jacobi rinviene parte del fregio, un altare e un idoletto con cornucopia, grazie al quale attribuisce il tempio alla dea Fortuna. Le conclusioni di Jacobi tuttavia incontrano delle perplessità, sia per l’esiguità dei ritrovamenti, sia perché le fonti collocano il tempio al I miglio (i ritrovamenti avvengono a II miglio inoltrato). Il sito è oggi interrato. Gli altri due templi sono uno al VI miglio, sotto la Stazione ferroviaria della Magliana, e l’altro agli Orti di Cesare. Quest’ultimo non è noto archeologicamente, ma solo attraverso la narrazione di Plutarco. Lo storico greco riferisce che Cesare, giunto alla dittatura, volle ringraziare la sua buona stella edificandole un tempietto nella sua villa suburbana.