Tenuta Somaini è una proprietà fondiaria di 600 ettari, estesa sui due lati della Via Portuense a ridosso del Grande Raccordo Anulare.
Si costituisce tra il 1922 e il 1930 nell’ambito delle iniziative per la bonifica dell’Agro Romano, con il sostegno del regime fascista. Il nucleo dei colonizzatori è costituito da 90 famiglie venete. La tenuta, organizzata in forma di impresa agricola, esercita la coltura del latifondo (grano e ortaggi), l’allevamento di bovini da latte (l’azienda era fornitrice della Centrale del latte di Roma), e, in seguito, l’estrazione della breccia in cave a cielo aperto. Il nucleo abitato si sviluppa su case coloniche ed edifici comunitari (stalle, fienili, capannoni, silos). L’Azienda si scioglie nel 1954. Da allora i caseggiati si convertono ad usi diversi, oggi anche terziari o miniappartamenti di lusso.
La Casa Mattei
Tenuta Somaini sorge presso la località originariamente denominata Casa Mattei, su una superficie complessiva di 600 ettari, tra il 1922 e il 1930. L’insediamento è promosso e sostenuto dal regime fascista, all’epoca al potere, nel quadro delle opere di bonifica e riconquista dell’Agro Romano.
Il nucleo di colonizzatori è costituito da 90 famiglie, tutte provenienti da paesi poverissimi del Veneto. La comunità si costituisce nella forma della tenuta agraria, cioè un’impresa agraria di tipo corporativo, e svolge principalmente le attività di coltura del latifondo (grano e ortaggi, secondo i cicli di rotazione) e l’allevamento di bovini, da carne e da latte.
Il nucleo edilizio, disteso sui due lati della Via Portuense, si sviluppa in casali ad uno o due piani, stalle, fienili e capannoni, e tutte le altre attrezzature comunitarie per la produzione e lo stoccaggio in silos. Vi sono anche edifici amministrativi e di servizio, dalla scuola alla chiesetta dedicata a San Francesco Saverio, della quale ci occupiamo in un’apposita monografia, e preesistenze (Castello dei Massimi).
I coloni veneti, liberati dalla necessità di raggiungere Roma per provvedere alle proprie necessità, mantengono a lungo costumi e tradizioni dei paesi d’origine, e soprattutto il grazioso dialetto veneto.
L’Azienda agricola, da cui proveniva parte del latte della gloriosa Centrale di Roma, si scioglie nel 1954. Le attività agricole proseguono, ma nei caseggiati si innestano progressivamente usi diversi, da quello esclusivamente residenziale a quello terziario. La sociologa Nicoletta Campanella, che visita la tenuta nei primi Anni Ottanta, rileva che tra le attività tipiche di allora vi sono: una carrozzeria, uno studio fotografico e una tipografia.
Tra gli usi diversi del terreno prende via via piede quello estrattivo, nella forma di cave di breccia a cielo aperto. Rileva con preoccupazione la Campanella come al termine delle attività estrattive questi «grossi buchi» corrano il rischio di trasformarsi in discariche a cielo aperto. «Intorno ai Casali Somaini - scrive la sociologa - ci sono svariate cave. Alcune sono abbandonate. Gli abitanti sperano che non diventino dei depositi di rifiuti».
Dopo alcuni passaggi di proprietà, il grosso degli edifici appartiene oggi ad una compagnia assicurativa. Dai casali sono stati ricavati miniappartamenti di grande pregio.