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Pozzo Pantaleo

Pozzo Pantaleo, monografia pp. 2 di A. Di Mario - M. Giovagnoli - A. Anappo (Municipio Roma XI, Roma 2010 )

 

Pozzo Pantaleo è un mausoleo romano, che deve il nome al riutilizzo come cisterna (pozzo) e, successivamente, come chiesina dedicata al culto di San Pantaleo.

L’edificio risale al I o II sec. d.C. Viene scoperto dalla Sovrintendenza di Roma nel 1998. Ha pianta circolare ed è in opera laterizia, con corridoio anulare esterno e copertura a volta. L’interno presenta una sequenza di nicchie, tamponate con muratura in opera quasi reticolata. La struttura viene in seguito foderata di malta idraulica e reimpiegata come cisterna e poi come pozzo, rimanendo in uso fino ad oltre il IV sec. L’agrimensore Eschinardi annota un riutilizzo da parte della Comunità ebraica, mentre in epoca medievale è attestata in loco una chiesina cristiana, con il nome di San Pantaleo fuori Porta Portese. In epoca rinascimentale della chiesina si perdono le tracce.

 

La chiesina di San Pantaleone

 

Pozzo Pantaleo è un mausoleo romano, di forma circolare in opera laterizia, indagato dalla Soprintendenza tra il 1998 e il 1999, durante la terza campagna di scavi archeologici a Pozzo Pantaleo, grazie ai fondi per il Giubileo del 2000.

Esternamente vi era un corridoio anulare coperto a volta. L’ingresso alla camera sepolcrale era da un ampio ingresso con soglia in marmo, aperto a nord. L’ambiente interno, intonacato con malta idraulica alta circa metà dell’alzato, presenta una sequenza di ampie celle radiali, alternate ad altre di dimensioni più piccole, tamponate con muratura in opera quasi reticolata di tufo. Al mausoleo sono legati altri ambienti ipogei, oltre ad una serie di tarde sepolture a cappuccina.

Nella sua descrizione della Vigna in loco detto Pozzo Pantaleo Eschinardi annota: «Si dice che […] i Gentili se ne servissero superstiziosamente». L’agrimensore, solitamente ben informato, attribuisce ai Gentili (la comunità ebraica romana) il riutilizzo del mausoleo circolare come piccolo tempio (cfr. lo spregiativo termine «superstiziosamente»).

Eschinardi è tuttavia il solo a riportare una frequentazione ebraica, mentre numerose sono quelle attestanti una frequentazione cristiana. Ad esempio il medievale Catalogo di Torino descrive l’edificio come una piccola chiesa dedicata a San Pantaleone, chiamata San Pantaleo fuori Porta Portese.

In epoca rinascimentale la chiesina sembra in abbandono, e al suo porto il cartografo Eufrosino della Volpaia (1547) torna a disegnare un pozzo (rappresentato come un fontanile) affiancato ad un’edicola sacra non meglio identificata. Infine, l’agronomo Eschinardi annota che nel 1750, anno in cui scrive, nemmeno il pozzo è più in funzione: «Ora è ripieno di terra».

 


Pozzo Pantaleo, olio su tela cm 30 × 40 di Liliana Scacchi, in Collezione d’Arte (Corridoio) inv. 26 /A

Pozzo Pantaleo, monografia pp. 2 di A. Di Mario - M. Giovagnoli - A. Anappo, in Biblioteca (Sala 2) inv. 446 /B

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Cisterna di Pozzo Pantaleo (immagine aerea) (foto di Antonello Anappo, altre 3 immagini nel Fondo fotografico)

scheda inventariale

Inventario

 

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