La Cappella di San Giovanni è un oratorio medievale, riedificato dal Bramante nel XVI sec. come cappellina privata del Papa nel Castello della Magliana.
La chiesina rurale dedicata a S. Giovanni Battista è attestata a ridosso dell’Anno Mille, nella Tenuta di Santa Cecilia alla Magliana. Vi sorgono accanto alcune costruzioni, trasformate dal XV sec. in villa papale. Il restauro della chiesina è commissionato dal cardinale Francesco Alidosi durante le opere di fortificazione della villa di fine Quattrocento. Il Bramante esegue la sistemazione definitiva. Discepoli di Raffaello realizzano nell’abside l’Eterno Padre benedicente (dal 1873 al Museo del Louvre), mentre autori minori dipingono il Martirio di Santa Cecilia e le due scene dell’Annunciazione e della Visitazione. La cappellina appartiene dal 1957 all’Ordine di Malta.
L’Eterno Padre Benedicente è un affresco per lungo tempo attribuito a Raffaello Sanzio (Urbino 1483 - Roma 1520), oggi conservato al Museo del Louvre e conosciuto come Le Père Eternel Bénissant o Fresque de la Magliana.
L’opera decorava la curva absidale della Cappella del Battista al Castello della Magliana e ha forma di un quarto di sfera (diametro cm 283, altezza 140). Al centro, la figura maestosa del Dio-Padre emerge all’impiedi da uno strato di nuvole, evocative della volta celeste; lo sguardo benevolo è rivolto in basso, verso la Terra, e la mano destra è levata nell’atto di benedire l’umanità, rinnovando l’alleanza tra il Padre e i suoi figli. La figura del Padre è circondata da un arco dorato a forma di mandorla con una schiera di 7 putti alati; all’esterno due figure di angeli offerenti. L’opera, pensata dal cardinal Alidosi per Michelangelo, viene messa in cantiere da papa Leone X Medici tra il 1517 e il 1520, affidandola ad Allievi di Raffaello.
Tre secoli e mezzo dopo (1858) le Monache di Santa Cecilia distaccano l’affresco, impegnandolo al Monte di Pietà. L’opera viene venduta per 5000 franchi e, anni dopo (1873), acquistata dallo Stato Francese per la somma da capogiro di 207.500 franchi.
Le polemiche sul prezzo e la genuinità dell’opera furono immediate e forti. Il critico Gruyer confermò l’attribuzione “al genio potente di Raffaello”. Ma lo Gnoli parlò di “una povera cosa, difettosa nel disegno, con scorci falsi, tinte tenui e diluite, che ricorda l’arte giovanile di Perino del Vaga”. Un contributo venne nel 1913 dal ritrovamento di un bozzetto della figura del Dio-Padre, attribuibile con buona certezza alla mano del Maestro. Cavalcaselle scrisse allora: “Il solo Spagna poteva condurre in tal modo un dipinto su disegno di Raffaello”. Altri ancora parlarono di Pellegrino da Modena. Una elaborazione dell’Eterno Padre Benedicente è stata realizzata in smalto da Paul Balze e decora oggi la corte interna dell’École des Beaux-artes di Parigi.
Giovanbattista Caporali (1476-1560) dipinge fra il 1517 e il 1520 l’affresco della “Annunciazione”, nella Cappella del Bramante.
La scena, divisa in due campi da una finestra, riprende i versi I, 26-38 del Vangelo di Luca, in cui l’angelo Gabriele annuncia alla Santa Vergine il miracoloso concepimento del Redentore. L’ambientazione rinascimentale umbra contiene i personaggi in un cortile dal lastrico geometrico, sullo sfondo di un delicato paesaggio rurale. Nel campo di sinistra Gabriele saluta la Vergine deferentemente inginocchiato: “Ave, o Maria, il Signore è con te. Non temere, perché hai trovato grazia presso Dio. Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”. L’angelo vince l’iniziale turbamento di Maria rassicurandola del favore divino e annunciandole la gravidanza della cugina Elisabetta, in attesa di Giovanni Battista.
Nel campo di destra la Vergine apre le braccia in segno di umile adesione: “Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto di me quello che dici”. La dottrina colloca in questo momento la discesa salvifica del dio-uomo sulla Terra, festeggiata il 25 marzo.
L’attribuzione al Caporali risale alla studiosa Fausta Gualdi-Sabatini, cui si deve anche il ritrovamento dell’Annunciazione, nella Cappella Grassi dell’Opera Don Guanella di Lora (Como). Caporali si divise tra architettura e pittura. Allievo del Perugino dal 1509, seguì le orme dei grandi del tempo: Giulio Romano, Sangallo e Bramante”.