I Lotti del 24 sono grandi stock in cemento armato e capannoni in muratura, realizzati alla Mira Lanza tra il 1924 e lo scoppio della Seconda guerra mondiale.
Le opere edilizie si concentrano nell’Area Servizi, dove, nei terreni liberi verso Ponte di ferro, vengono realizzate ingenti volumetrie in cemento armato adibite a deposito di prodotti finiti. L’edificio dell’Autoparco viene dotato di nuovi capannoni in muratura. Gli uffici, dopo la cessione al Comune di Roma del Villino direzionale e del Fabbricato amministrativo, si spostano su via Pierantoni. Questa fase edilizia non interessa l’Impianto produttivo (Saponificio, Magazzini, Caldaia), realizzato appena sei anni prima. Vi si aggiungono unicamente dei corpi di servizio: l’Ammasso dei combustibili, il Serbatoio idrico, l’Essiccatoio e il Deposito della glicerina.
Gli interventi edilizi del 1924
La fusione tra la Fabrica di candele Mira e la sua rivale storica, l’Unione Stearinerie Lanza (1924), comporta immancabilmente, per lo stabilimento romano, una fase di aggiustamenti.
Non si tratta quindi di una fase edilizia interamente pianificata (come le precedenti del 1899, 1907 e 1918), ma di una serie ben coordinata di ristrutturazioni dell’esistente e di impieghi delle superfici libere per realizzare edifici di stoccaggio per il prodotto finito, in continuo aumento, in attesa che esso venga inviato ai centri di vendita.
Gli interventi sono di due tipi: in muratura (capannoni) e in cemento armato (stock). I capannoni vengono realizzati soprattutto nell’Edificio dell’Autoparco, spesso addossati a strutture esistenti. Sui terreni inedificati verso Ponte di ferro (nell’area oggi chiamata delle Caserme) invece vengono realizzate ingenti volumetrie di stoccaggio in cemento armato, con sei caseggiati bassi adibiti a funzioni varie ed altri quattro caseggiati con funzioni di servizio.
Anche l’area uffici viene interessata dalla fusione delle due società. Poiché il grosso degli uffici è ormai trasferito nella sede di Genova Carnigliano, l’ex Area Uffici del 1918 (Villino e Fabbricato amministrativo) viene ceduta al Comune di Roma. Gli impiegati si riversano nei più modesti ufficetti di via Pierantoni, dove peraltro vengono realizzati nuovi corpi di fabbrica nei terreni liberi sulla destra e la sinistra della via, fino a completarne l’edificazione dell’intera via. Vengono realizzati anche dei capannoni in muratura nell’area oggi occupata dalla Croce Rossa. Vengono infine realizzati quattro piccoli caseggiati poco distanti, con funzioni eterogenee.
Nel complesso la ristrutturazione si svolge in maniera piuttosto indolore, perché non interessa direttamente l’Impianto produttivo (peraltro nuovo di zecca, e ben funzionante), ma si concentra, potremmo dire con termini moderni, sulla logistica intorno all’Impianto produttivo.
L’impianto produttivo non subisce interventi di rilievo. Vi sono piccole ristrutturazioni nella parte più vecchia (la Colle e Concimi del 1899, in talune parti ormai obsoleta), l’aggiunta di uno spogliatoio per gli operai (1924) e più tardi di un piccolo Impianto per la concentrazione della Glicerina (1934). Nella nuova ala produttiva non vengono modificati né il Saponificio né i Magazzini, ritenuti dei gioielli, mentre il lotto della Caldaia viene reso più funzionale dall’aggiunta di un nuovo corpo per l’Ammasso dei combustibili (1924) e uno con la funzione di Serbatoio idrico (1924). Viene infine realizzato, a fianco della Caldaia, il nuovo fabbricato dell’Essiccatoio (1924).
La Mira Lanza negli Anni Venti
Lasciata alle spalle la guerra dei saponi, e con i prezzi al dettaglio che cominciano a salire, in assenza di conflitti sindacali, nel 1925 la Mira Lanza produce 320 mila quintali di saponi da bucato e candele l’anno. Il 7% della produzione è destinato all’esportazione: colonie italiane, Tunisia, Egitto, Marocco.
Nel 1926 la Mira Lanza si quota alla Borsa di Milano con il nome di Società anonima Mira Lanza Saponi & candele, e ottiene dal Mercato capitali freschi da reinvestire nella società. Altri capitali sono immessi dalla Banca Commerciale Italiana, che detiene ben presto quote di capitale sufficienti per nominare il suo amministratore delegato (Toeplitz) alla presidenza del saponificio dal 1927.
Alla fine del decennio la Mira Lanza impiega 158 amministrativi e 1200 operai, su quattro stabilimenti: Venezia (Mira), Torino, Genova Rivarolo e Roma. Può contare inoltre su una rete di produttori alleati, i cui centri principali sono a Genova Carnigliano e Napoli, e su una rete di depositi su tutto il territorio nazionale, e una rete capillare di vendita. La Mira Lanza dispone insomma di una combinazione magica di circostanze: capitali per investire, prezzi che salgono, mercato che risponde e acquista, concorrenza inesistente, dirigenti sicuri e intenzionati a cavalcare l’onda.
La Mira Lanza negli Anni Trenta
Nel nuovo decennio alcuni lutti funestano l’azienda: nel 1930 muore Giuseppe Piaggio; gli subentra il padre Erasmo, che muore a sua volta nel 1932; in quell’anno diviene amministratore delegato l’altro fratello di Giuseppe, l’ingegner Rocco Piaggio. L’accortezza manageriale contraddistingue tutti e tre i componenti della famiglia Piaggio, che operano in sostanziale continuità.
Nel 1934 la Mira Lanza produce tre tipi di detergenti domestici (il Mira Lanza III sapone da bucato, Mila sapone in scaglie per indumenti fini e Vekso pasta per lavare e sgrassare per le stoviglie), un detergente per uso professionale (Vek tubetti per meccanici e tintori) e le tradizionali candele (Oceano, Mira, Corona, Roma, Eridano e Oropa).
La concorrenza internazionale non impensierisce ancora la Mira Lanza: ci sono i saponi Lux della Lever Italiana, quelli della Società Italiana Persil di Como e il Palmolive d’importazione, ma le quote di mercato sono marginali. Anzi, proprio con la Palmolive si crea una curiosa alleanza: per vincere le resistenza del Regime fascista, il sapone Palmolive viene prodotto direttamente in Italia, negli stabilimenti Mira Lanza.
Dal 1935 avvengono alcuni assestamenti. Le sanzioni contro l’Italia rendono problematici gli approvvigionamenti dall’estero: la Mira Lanza li risolve rendendo la sua produzione interamente autarchica; una nuova legge vieta alle banche di partecipare direttamente ai capitali delle aziende quotate in borsa: la quota di capitale della Banca Commerciale viene trasferita a una società d’investimento industriale, la Sofindit; infine nel 1939 la principale delle società alleate, la Saponerie Riunite di Genova Cornigliano, rimasta fino ad allora formalmente indipendente, viene incorporata dalla Mira Lanza. Siamo al massimo della capacità produttiva. Ma sinistri scenari di guerra si preparano ormai all’orizzonte.