San Raffaele Arcangelo è una chiesa parrocchiale, consacrata nel 1957.
Il terreno viene acquistato fin dal 1939, nel quadro più ampio dell’edificazione della Borgata del Trullo. Le avversità belliche fanno sì che il culto si celebri fino al 1945 in uno scantinato al III Lotto, e fino al 1957 in un’officina automeccanica. In quell’anno viene inaugurato l’edificio liturgico attuale, dalla caratteristica torre campanaria, su progetto architettonico di Tullio Rossi. La vita parrocchiale è caratterizzata, per i trenta anni a seguire, dalla guida del cappuccino Padre Celso, cui si deve l’attivazione delle iniziative sociali e sportive. Il San Raffaele è oggi uno dei tre nuclei di cui si compone la parrocchia, insieme con le Ancelle di Cristo Re e l’Istituto dei Sacri Cuori.
Lo scantinato al III lotto
Fino al 1939 la vallata di Affogalasino è un acquitrino insalubre, regno indiscusso della zanzara anopheles anopheles. A ridosso degli Anni Quaranta succede però che il precipitare degli eventi bellici porta in questo luogo, nel giro di pochi mesi, la bonifica sanitaria e all’edificazione di una intera borgata, la borgata Costanzo Ciano. Sul finire del 1939 la Pontificia Opera per la Preservazione della Fede acquista un terreno di 4000 metri quadrati, con l’intenzione di edificarvi la chiesa della nuova borgata, non appena l’edificazione della borgata fosse compiuta. Le case popolari tutt’intorno sono destinate a «interi nuclei familiari di emigrati italiani che, causa il precipitare degli eventi politici, avevano dovuto abbandonare le nazioni presso le quali erano andati a trovare un lavoro sicuro, una casa, il pane per i propri figli» (Emilio Venditti). Le famiglie cominciano ad arrivare nelle case popolari già dalla primavera 1940.
Di pari passo con le necessità materiali, nasce anche il bisogno di «una assistenza religiosa e morale». Racconta Venditti che «la gente, proveniente quasi tutta da paesi lontani e da esperienze molto diverse, ha in comune, però, un profondo e radicato senso religioso della vita». Viene così adibito al culto, con grande semplicità (e sembra senza nessun passaggio formale negli Uffici del Vicariato) uno scantinato non ancora assegnato, situato nel III Lotto delle case popolari. Le messe vengono celebrate una volta a settimana, la domenica mattina, dai sacerdoti scalabriniani, la cui missione pastorale è proprio l’apostolato tra i migranti.
Il 14 agosto 1941 agli scalabriniani subentra il vicecurato Padre Fiorenzo, un francescano di origine romagnola della vicina parrocchia di Santa Maria e Giuseppe al Casaletto, in virtù di un decreto del cardinale vicario di allora, Francesco Marchetti Selvaggiani, che costituisce la zona di Affogalasino in vicecura della Parrocchia di Santa Maria del Rosario alla Magliana, in cui ricade il territorio della borgata. Padre Fiorenzo celebra messa al III lotto fino a metà del 1942, quando viene improvvisamente richiamato alle armi come cappellano militare.
La scuola delle Maestre Pie
In quell’anno 1941 arrivano nella nascente borgata anche quattro religiose, appartenenti alla congregazione delle Maestre Pie dell’Addolorata, per portare conforti spirituali e istruzione scolastica ai fanciulli. Le Maestre Pie sono una congregazione fondata da Madre Elisabetta Renzi (1786-1859) nel 1839: a Madre Renzi, dichiarata beata nel 1989 da Giovanni Paolo II, si deve la costituzione di scuole popolari nel circondario di Rimini e la creazione di una comunità di religiose-maestre di scuola.
Al Trullo dunque, in uno stabile su via Sarzana, le religiose aprono un asilo e un’elementare. I loro nomi sono Suor Carolina Fabbri, Suor Maria Gasperoni, Suor Agnese Berti e Suor Maria Mondaini. Così ricorda Emilio Venditti: «Queste generose suore si prodigano per tutto il quartiere con grande zelo, ed aprono anche una scuola di taglio e cucito che si rivela utilissima per le giovinette dell’epoca, chiamate a vivere in un periodo in cui conoscere le nozioni elementari di cucito è assolutamente necessario alle famiglie».
Gli anni di Padre Alfonso
A Metà del 1942 arriva al Trullo, come vicecurato, Padre Alfonso Guerra, appartenente alla Provincia monastica dei Cappuccini di Bologna. Padre Alfonso lega il suo nome al momento più difficile della vita della borgata, tra la fame e l’occupazione nazista.
A Padre Alfonso è attribuita la decisione di intitolare lo scantinato del III lotto alla protezione di San Raffaele Arcangelo. Nella tradizione l’Arcangelo Raffaele è il patrono dei viandanti: viandanti (emigranti) come i primi inquilini della borgata. «Non fu certamente messo a caso come protettore della comunità che qui si era da poco formata», sottolinea Venditti. La sua statua, che si conserva ancora oggi nella attuale chiesa di San Raffaele, rappresenta l’Arcangelo «in una dolce e serena espressione, mentre tiene una mano su una spalla del giovane Tobiolo, che, a sua volta, appare con un pesce tra le braccia ed un cagnolino ai piedi come nella narrazione biblica».
Di Padre Alfonso si ricorda soprattutto il ruolo tenuto in occasione di un terribile episodio di guerra. C’era da poco stato l’attentato di via Rasella (23 marzo del 1944), in cui persero la vita 32 tedeschi, e la popolazione conosceva la reazione di rappresaglia dei militi germanici, che sterminarono, con l’eccidio delle Fosse Ardeatine, un ingente numero di italiani (340 si seppe in seguito). Nella Borgata Ciano si rischiò che avvenisse qualcosa di simile. «Il comandante tedesco del Genio militare di via del Trullo - scrive Emilio Venditti - comunicò a Padre Alfonso Guerra che era stata rubata presso il Comando una valigia contenente importanti documenti militari. Se in 48 ore questa non fosse stata restituita, i soldati tedeschi avrebbero minato la borgata e l’avrebbero fatta saltare. Un brivido di terrore scosse tutti gli abitanti, per la terribile minaccia. Con Padre Alfonso in testa, un gruppo di persone iniziò a bussare casa per casa implorando l’ignoto ladruncolo di restituire la valigia». L’opera di convincimento di Padre Alfonso riesce, e la valigia viene riconsegnata al Comando germanico, evitando la tragedia.
Il capannone di via del Trullo
Il 25 aprile 1945 (una data simbolica che coincide con la domenica delle Palme) Padre Alfonso inaugura il nuovo edificio per il culto, un capannone in via del Trullo (dove oggi si trova l’officina automeccanica). Padre Alnfonso entra nel nuovo capannone alla guida dei fedeli, «quasi a suggellare l’inizio della rinascita della borgata dopo la guerra. Era il caso di dire che si trattava di una chiesa uscita dalle Catacombe di uno scantinato» (Venditti).
Poco dopo, sempre nel 1945, viene in visita alla Borgata Ciano (ormai Borgata del Trullo) Monsignor Giovanbattista Montini (futuro Papa Paolo VI), nelle vesti di pro-segretario di Stato di Pio XII.
Montini apre il cantiere per la costruzione della nuova grande chiesa (quella attuale), e degli attigui locali per le attività sociali e sportive, promessa alla comunità già dal 1939 e rimandata per gli eventi bellici. Ci vorranno altri 12 anni (fino al 1957) per il completamento della nuova chiesa. Per questi due lustri e mezzo tuttavia il capannone di via del Trullo assolve egregiamente alle funzioni di centro religioso del quartiere.
Nel 1953 arriva intanto al Trullo Padre Celso (al secolo Silio Serri, 1917-2002), «un personaggio destinato a divenire familiare a tutti» (Venditti). È anche lui un cappuccino, di origine emiliana. Sarà il parroco del Trullo per 32 anni. È nato nel 1917 a Casina (Reggio Emilia); frequenta gli studi nei conventi di San Martino e di Scandiano. Durante il noviziato, a Fidenza, si distingue per l’assistenza prestata durante i bombardamenti. Padre Celso è famoso anche per le sue abilità oratorie. L’aneddoto, riferito dalla giornalista Giovanna Caroli, vuole che nel marzo 1948 abbia incontrato a Correggio la funzionaria del PCI Nilde Iotti, tenendole testa punto su punto in un’appassionata maratona oratoria. Divenuto sacerdote, quella del Trullo è la prima parrocchia che gli viene affidata. E sarà anche l’unica, finché le forze fisiche glielo consentono.
Il primo atto di Padre Celso è perorare presso il Vicariato, l’erezione a parrocchia della Vicecura di Affogalasino. L’ottiene il 1° febbraio 1953, con il decreto del Cardinal vicario Clemente Micara «Quo uberius». Padre Celso è il primo parroco (lo resterà per oltre 30 anni), e la parrocchia viene affidata alla cura della Provincia romana dei Frati Minori Cappuccini. Il Trullo è la 106a parrocchia di Roma. Un anno dopo, il 24 luglio 1954, la parrocchia ottiene anche il riconoscimento agli effetti civili e si cominciano a celebrare i matrimoni.
Giovanna Caroli ne traccia questo ricordo personale: «Di temperamento generoso, conservò sempre un forte legame con la famiglia e con la terra d’origine. Se si trattava di soccorrere qualcuno, Padre Celso era di casa dappertutto e a tutto trovava soluzione». Intanto, la grande chiesa di San Raffaele Arcangelo è quesi pronta.
L’edificio parrocchiale
L’edificio parrocchiale attuale, su progetto architettonico di Tullio Rossi in via di San Raffaele, 28, viene consacrato il 13 giugno 1957, giorno di Sant’Antonio, cui la borgata è legata. La solenne cerimonia è celebrata da Monsignor Luigi Traglia, arcivescovo titolare di Cesarea di Palestina, Vicegerente di Roma.
La chiesa si completa con gli annessi locali per attività sociali e sportive, la cui organizzazione è in gran parte frutto di Padre Celso.
Una decina di anni dopo la chiesa subisce alcune ristrutturazioni, per adattarla alle nuove indicazioni del Concilio Vaticano II (1965).
Gli anni di Padre Celso
Il 25 dicembre, giorno di Natale, del 1964, Papa Paolo VI è nella chiesa di San Raffaele in visita pastorale. Riferisce Venditti che il pontefice celebra di buon’ora la messa e subito dopo visita alcuni infermi nelle case popolari (a causa della malattia non erano potuti venire in chiesa), portando loro una parola di conforto.
L’11 novembre 1979 c’è ancora una papa al Trullo: è Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II. Si tratta - riferisce ancora Venditti – di una delle prime visite nelle parrocchie romane del nuovo pontefice. È un pomeriggio molto freddo, ma c’è la partecipazione di migliaia di fedeli del quartiere. Di quell’incontro rimangono oggi le fotografie di viale Ventimiglia gremito, con il Santo Padre costretto a tenere il suo discorso nel portico della chiesa di San Raffaele, rivolto verso viale Ventimiglia, perché la chiesa di San Raffaele non è grande abbastanza per contenere tutti i fedeli accorsi.
Il 28 febbraio 1982, con il decreto del Cardinal vicario Ugo Poletti «A tutti è ben noto», viene istituita la nuova parrocchia di Nostra Signora di Valme a Villa Bonelli. Per fare questo vengono ridotti i territori di ben quattro parrocchie confinanti: oltre a quelle di S. Silvia, S. Maria del Carmine e S. Giuseppe, e S. Gregorio Magno, c’è anche quella di S. Raffaele Arcangelo, che perde i territori al di là del Fosso di papa Leone.
A Padre Celso si deve soprattutto l’organizzazione delle attività socio-culturali e sportive legate alla parrocchia. Scrive al riguardo Emilio Venditti: «Una delle deficienze più sentite al Trullo, specialmente dalla popolazione giovanile, è la mancanza di idonee strutture associative, sia per le attività sportive sia per quelle della cultura e del tempo libero. Va notato in questo settore l’impegno della parrocchia, sensibile da sempre al problema di colmare tali carenze strutturali. È la parrocchia, infatti, che, con proprie concrete iniziative, ha permesso tra l’altro la costruzione di un campo sportivo, di una palestra e di un teatro capace di cinquecento posti a sedere».
Venditti fa riferimento alla Società Trullo 84 e al Nuovo Teatro San Raffaele. La U.S.S. Trullo 84 è un gruppo polisportivo che opera presso il capo S. Raffaele di via di Monte Cucco. Esso ha raccolto, spiega Venditti, «l’eredità di trenta anni di impegno sportivo, oltreché educativo, di un cappuccino: Padre Benedetto Camellini, stimato e seguito da schiere di giovani». In quegli anni i «colossi» della San Raffaele Basket del Trullo collezionano qualche bel successo nel panorama sportivo locale.
Il Nuovo Teatro San Raffaele, restaurato alla fine degli Anni Ottanta, costituisce il più importante teatro di tutto il quadrante del Trullo. In questi anni opera presso il Teatro San Raffaele una dinamica compagnia teatrale giovanile, con il nome di Teatro Insieme Trullo (TIT), animata dall’attore Pippo Franco. Al Teatro San Raffaele nasce il dramma sacro sui Martiri Portuensi, scritto da Clodio Fatello Orsini, che rappresenta, dopo anni di oblio, il recupero di un legame profondo del quartiere con le sue antiche origini.
Nel 1985 Padre Celso lascia la guida della parrocchia per motivi di salute, e si ritira in convento tra Fidenza, Piacenza e Reggio (si spegnerà nel 2002). In quel 1985 gli succede, per breve periodo, un altro cappuccino, Padre Paolo Poli, per poi cedere nello stesso anno la guida parrocchiale a Padre Michele Cinquepalmi, appartenente alla congregazione religiosa dei Missionari della Fede. Suo successore sarà Don Marcello Castelli, appartenente al clero diocesano.
L’assetto attuale
Un decreto vicariale, a firma del Cardinal vicario Ugo Poletti del 20 giugno 1989, ritocca i confini della parrocchia San Raffaele, portandoli così alle forme attuali. Dal 1989 i confini parrocchiali sono dunque così determinati: «Viale Isacco Newton fino alla Ferrovia Roma-Pisa, partendo dall’intersezione con il vicolo di Papa Leone; detta ferrovia ad ovest; via del Trullo fino all’altezza di via Pitigliano; da qui, per via breve a ovest fino ad incontrare via di Vigna Girelli e oltre a nord tangendo la fine di via Ponte Buggianese fino a via degli Orti della Magliana; detta via; vicolo degli Orti della Magliana; via Pelago; linea ideale che tangendo la fine di vicolo Clementi giunge a via del Trullo all’altezza della biforcazione della stessa via; breve tratto di via del Trullo fino all’altezza del confine di proprietà delle Suore Olandesi della Carità; detto confine e quello della Proprietà Tortù fino al vicolo di Papa Leone nel punto in cui il vicolo interseca viale Isacco Newton; detta via».
La parrocchia è oggi affidata congiuntamente al clero diocesano e alla Fraternità sacerdotale dei Figli della Croce. A Don Massimo Allisiardi (parroco fino al 2008) della Fraternità dei Figli della Croce, succede così Don Alessandro Cavallo, che è l’attuale parroco, anch’egli appartenente alla Fraternità dei Figli della Croce. Don Alessandro è assistitio dai vicari parrocchiali Don Stefano Dell’acqua (dal 2008), Don Arjan Dodaj (2005) e Don Stefano Peri (2010).
La rete parrocchiale
Al luogo di culto principale di San Raffaele Arcangelo la parrocchia affianca, come luogo di culto sussidiario, la Cappella delle Suore Ancelle di Cristo Re di via di Montecucco, 25. La cappella sorge all’interno di un grande parco a verde, nel quale hanno sede la casa di procura romana della congregazione femminile spagnola delle Ancelle di Cristo Re e la casa di esercizi spirituali «Nostra Signora della Misericordia», in grado di accogliere 90 pellegrini di sesso femminile.
Poco distante, al civico 27 di via di Monte Cucco, si trova la scuola materna cattolica dei Santi Angeli Custodi, continuatrice della gestita Scuola delle Maestre Pie di via Sarzana già esistente dal 1941. Più dettagliatamente, la scuola consiste in una materna per bambini dai 3 ai 6 anni, una sezione primavera dai 2 ai 3 anni e un asilo nido dai 14 mesi ai 2 anni.
Sull’altro lato della valle, al civico 372 di via del Trullo, si trova il complesso edilizio delle Missionarie dei Sacri Cuori. Il complesso ospita la Casa generalizia dell’Istituto religioso femminile «Suore missionarie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria», e alla casa generalizia fa capo anche l’anesso Noviziato. Nello stesso complesso si trova anche la scuola materna ed elementare cattolica dei Sacri cuori, continuatrice dell’attività dell’Orfanotrofio di Pola, in Istria. |
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San Raffaele Arcangelo, monografia pp. 2 di Antonello Anappo, in Biblioteca (Sala 2) inv. 187 /B
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