La Collodi è una scuola elementare comunale, dedicata a Carlo Collodi, autore delle Avventure di Pinocchio.
La decisione di intitolare una scuola a Collodi viene presa nel 1940, su proposta di Benedetto Croce. La costruzione inizia nel 1942, nella Borgata Costanzo Ciano (oggi Trullo). Dopo l’interruzione per la guerra l’edificazione viene ultimata nel 1948. Negli Anni Sessanta, per il crescente popolamento, alla sede di via Massa Marittima si affianca la succursale di Montecucco, chiamato Collodi II. Nel 1966 gli scolari della maestrina Maria Luisa Bignaretti sono di ispirazione a Gianni Rodari per il romanzo breve «La torta in cielo». Nel 2009 alla Collodi è girato il film di Susanna Nicchiarelli «Cosmonauta».
Sbagliando si impara
Nel 1940 il Ministero dell’Istruzione decide di intitolare un edificio scolastico alla figura di Carlo Lorenzini (in arte Collodi, 1826-1890), autore del romanzo per ragazzi Le Avventure di Pinocchio (1883).
La decisione trae origine da due circostanze: nel 1940, trascorsi i 50 anni dalla morte dello scrittore e giornalista toscano, la sua opera più conosciuta, Pinocchio, diventa di pubblico dominio e viene quindi inserita nei programmi ministeriali; la seconda circostanza è il sostegno, verso l’opera di Collodi, dell’intellettuale Benedetto Croce, che nel burattino di legno dalla bugia facile vede la metafora del fanciullo che diventa ragazzo, acquisendo via via consapevolezza di sé e valori di riferimento, secondo il principio «sbagliando s’impara».
Individuato il sito, presso l’allora Borgata Ciano (Trullo), la costruzione inizia nel 1942 ed è subito interrotta a causa degli eventi bellici. L’edificazione riprende nel Dopoguerra e i corsi regolari iniziano nel 1948.
Rodari e la Torta in cielo
Negli Anni Sessanta, per il crescente popolamento, alla sede di via Massa Marittima si affianca il Secondo plesso su via Porzio (a Montecucco), chiamato Collodi II. È qui che insegna, per lunghi anni, la preparata e amatissima maestrina Maria Luisa Bignaretti: è grazie all’invito a visitare la sua classe, rivolto alla maestra allo scrittore Gianni Rodari (1920-1980), che prende vita il romanzo per ragazzi «La torta in cielo» (scritto nel 1964, pubblicato nel 1966), nel quale si racconta di un colossale sbarco UFO sulla collina di Montecucco. La storia appare prima a puntate sul Corriere dei Piccoli e poi in forma di romanzo per l’editore Einaudi.
«Un giorno è venuto nella mia classe», ha scritto la Maestra. «Non posso dimenticare il suo sorrisetto divertito, perché rimasi stupita nel vederlo proprio lì! I bambini presero subito confidenza. Rodari s’interessava di tutto. Se gli chiedevano qualcosa lui non rispondeva direttamente, ma li metteva in condizione di rispondere: questa è un’arte! Chiese il permesso di tornare ancora, per provare le sue storie, perché uno scrittore non sa mai se funzionano... E tornò, dicendo che voleva inventarne una tutta nuova, insieme ai bambini. I due protagonisti erano proprio due bimbi della classe, Paolo e Rita, così come sono reali gli altri personaggi della borgata».
La storia è delle più semplici. Un oggetto non indentificato, dalla forma di una gigantesca torta, atterra sulla collina di Montecucco. Il vigile Meletti, papà di Paolo e Rita, accorre subito sul posto per difendere il quartiere, e alla Centrale operativa nessuno sa che pesci prendere. Tutti hanno paura: si teme una bomba H lanciata da un nemico misterioso.
Ma Paolo e Rita hanno già capito che le cose stanno diversamente: uno scienziato pasticcione ha trasformato un fungo atomico nella più colossale torta mai cucinata! «Ce n’è per tutti i bambini di Roma!», esclama Paolo. E non rimane che chiamarli: la folla urlante dei piccoli inseguiti dalle mamme scavalca il cordone sanitario e invade la collina, per una scorpacciata liberatoria. «Quando ci presentò le prime pagine - ha scritto la Maestra - capii come si legge. Lui recitava! Cambiava la voce, faceva i rumori! Chiedeva il parere e ne teneva conto. Disse: ‘Che ci mettiamo sopra questa torta?’. E i bambini non finivano più di dire ingredienti! Li ritrovate tutti nel libro».
In questa favola moderna i cattivi sono i mostri della Guerra fredda e i buoni sono i bambini, capaci di affrontare il futuro liberi dai pregiudizi.
Una cosmonauta al Trullo
Nel 2009 la Scuola Collodi diventa set del film «Cosmonauta», della regista romana Susanna Nicchiarelli.
Si tratta di un racconto di formazione, in cui la ragazzina Luciana, cresciuta nel mito delle esplorazioni spaziali e dell’infinitamente grande, va alla scoperta del mondo di prossimità: il quartiere, il gruppo di amici, le passioni politiche, gli amori, imparando a conoscere se stessa. La vicenda è ambientata nel 1963, quando, in piena Guerra fredda, due modelli sociali alternativi - l’America capitalista e la Russia comunista - si contendono il primato ideologico sul campo della corsa allo spazio. I Sovietici sono avanti: hanno mandato fuori atmosfera la cagnetta Laika, i missili orbitanti Sputnik e il primo uomo nello spazio (Yuri Gagarin), e si preparano a lanciare la prima donna (Valentina Tereshkova). L’Occidente invece segna il passo, e le missioni lunari Apollo sono ancora soltanto un progetto. L’Italia sta a guardare, in bilico tra Est e Ovest, assistendo con ingenuità e fascinazione a quella corsa simbolica contro la forza di gravità.
La protagonista è una bimbetta alle prese con il dolore per la perdita del padre e la difficoltà di accettare un nuovo patrigno deciso ad educarla secondo schemi convenzionali (interpretato da Sergio Rubini). Durante la cerimonia della Prima comunione (la scena è girata alla chiesa di San Raffaele Arcangelo) la piccola improvvisamente fugge e inizia a correre a perdifiato per le campagne di Montecucco: è l’inizio della sua corsa verso l’adolescenza, che procede come il lancio di un razzo negli slanci e l’incanto dell’esplorazione del Cosmo.
Accanto a Luciana (l’attrice è una ragazzina di liceo, l’esordiente Miriana Raschillà) c’è il fratello maggiore Arturo (Pietro Del Giudice, anche lui esordiente). Arturo è un sognatore, appassionato delle missioni spaziali sovietiche e dei cosmonauti (attenzione a non confondere i cosmonauti sovietici con gli astronauti, che sono americani!). Arturo soffre di epilessia e la sua corsa all’adolescenza finisce presto in un’orbita cieca, tutta interiore.
I due fratelli si iscrivono alla FIGC, l’associazione giovanile del PCI, dove sono accolti con affetto e tenerezza. La sezione del PCI che fa da location è una vera sezione di partito ed è l’attuale sezione del PD del Trullo, che gli scenografi hanno riallestito dipingendo un grande murale con i ritratti di Marx, Engels e Lenin, ancora oggi visibile. E Luciana cresce, affascinata da Valentina Tereshkova, simbolo di un nascente femminismo e della scoperta dell’identità femminile. Arrivano i primi amori e i primi baci, girati nei prati sotto il casolare diroccato di Villa Usai.
Negli amori Luciana è impulsiva, persino spregiudicata e aggressiva. E di pari passo porta avanti sogni sconfinati e straripanti. La ragazzina, inevitabilmente, finisce per combinare disatri. Come quando incendia la sezione dei compagni del PSI, che incolpa di aver tradito gli ideali accettando il compromesso con la DC, o come quando ruba il fidanzatino alla compagna di sezione, beccandosi una sospensione al liceo (qui la location è la Scuola Collodi).
In breve, Luciana compromette la sua reputazione e si ritrova a fare i conti con la rigida disciplina richiesta dalla sezione. Perché, tra i comunisti di allora, spesso maschilisti e moralisti, la liberazione sessuale non esiste ancora: «Avere più di un fidanzato e rubare il ragazzo a una compagna - ha scritto la regista - sono cose che non si fanno». Quando arriva la condanna da parte dei compagni adulti, Arturo non è più al fianco di Luciana come quando erano bambini, e al suo fianco non c’è nemmeno Marisa, la compagna saggia, la zia che tutti vorrebbero (interpretata dalla stessa Nicchiarelli), da sempre sua alleata. «Non volevo prenderli in giro e non volevo che fossero grotteschi - scrive la Nicchiarelli -. Sono adolescenti, umani e goffi. Sono degli ottimisti ma poi alla fine sbagliano. Li giustifico perché sono pasticcioni».
Neanche a dirlo, in famiglia i litigi col patrigno diventano quotidiani. Luciana non sopporta lui e il modo in cui cerca di mantere un precario equilibrio tra gli scossoni di quegli anni. Per la madre (interpretata da Claudia Pandolfi) è una situazione difficilissima, divisa fra le apprensioni per la salute di Arturo e la comprensione per le esuberanze di Luciana. In tutto ciò Luciana cresce, imparando dalle proprie debolezze e da quelle di chi la circonda ad accettare la propria fragilità, a fare i conti con la sconfitta, a riprendere con più slancio dopo ogni battuta d’arresto la sua corsa verso l’esplorazione del Cosmo di prossimità.
Le riprese del film sono durate sette settimane e hanno coinvolto come comparse gli abitanti del quartiere. La produzione è della Fandango, in collaborazione con Rai Cinema con il sostegno del Ministero dei Beni culturali. È stato premiato a Venezia (Controcampo, 2009), Colonia (Miglior esordio alla regia, 2010) e Roma (Premio Verdone, 2010). Cosmonauta, seguendo i passi della ragazzina anticonformista in un tempo di grandi trasformazioni, fa il ritratto dei comunisti romani pre-68, in cui si sapeva fare bene i conti senza perdere di vista la prospettiva delle grandi utopie sociali. La narrazione - tenera, drammatica, spesso fiabesca - finisce così per raccontare una storia senza tempo, in cui i sogni di conquista dei cosmonauti si incrociano con gli sguardi dei ragazzi-adolescenti di ogni epoca. |
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La Collodi, monografia pp. 4 di Antonello Anappo, in Biblioteca (Sala 2) inv. 17 /B
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Un bacio furtivo tra i Lotti della Borgata del trullo (scena dal film Cosmonauta) (foto di Susanna Nicchiarelli, altre 3 immagini nel Fondo fotografico)
scheda inventariale
Inventario
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