La Basilica di Papa Giulio è un luogo di culto cristiano (ecclesia) del IV secolo, in seguito restaurato in forma di basilichetta, in uso fino all’VIII secolo.
L’ecclesia viene edificata da Papa Giulio (337-352) sopra le Catacombe di San Felice, al III miglio della Via Portuense-Campana. Non se ne conosce oggi l’esatta posizione, ma per lo più si ritiene che possa trovarsi non distante dai Grottoni e da Santa Passera. Peraltro di Martire Felice se ne conoscono almeno un paio: quello martirizzato al tempo di Diocleziano, e Papa Felice II (356-357). L’Ecclesia viene in seguito riedificata una prima volta in forma di basilichetta e assume il nome di Ad Duo Felices, e poi una seconda, ad opera di Papa Adriano (772-795): «Ecclesiam Sancti Felicis positam foris Portam Portuensem noviter restauravit». Poi si perdono definitivamente le tracce.
Il bestseller Codice da Vinci di Dan Brown riprende una disputa religiosa molto lontana nel tempo, la cosiddetta «polemica ariana», che infiammò l’Impero nel IV sec. Un tassello di questa storia pare sia passato anche per la Magliana, coinvolgendo Papa Felice II (356-357), che si occupò con nobiltà d’animo della spinosa questione.
La polemica ariana ruota intorno alla domanda: «Cristo era un uomo?». Se per l’ebraismo Cristo è un uomo (al pari degli altri profeti), già nei Vangeli emerge la sua specialità nel disegno della Creazione. Nell’anno 325 il Concilio di Nicea fissa questo concetto in un dogma - Il Figlio è della stessa sostanza del Padre - e condanna come eretici il monaco Ario, i suoi seguaci e tutti i sostenitori della natura umana di Cristo.
Ma Ario dispone di ottimi appoggi alla corte di Costantinopoli, e ottiene dall’Imperatore d’Oriente Costanzo II la cacciata del vescovo Atanasio, animatore del Concilio di Nicea. L’illustre uomo di fede si rifugia a Roma accolto da Papa Giulio e dal suo successore Papa Liberio (353-356). Papa Liberio si oppone con forza alla richiesta imperale di condannare Atanasio, al punto che Costanzo II, con un colpo di mano, lo depone e lo sostituisce con la mite figura dell’arcidiacono Felice, pontefice col nome di Felice II (356-357).
Succede però che Felice II oppone all’eresia ariana un’avversione fiera, addirittura maggiore di Papa Liberio. L’Imperatore corre in fretta ai ripari, perdona Liberio e gli concede un secondo pontificato (357-366) in cui lui e Felice avrebbero retto congiuntamente la Chiesa.
Ma Felice non è certo il tipo da rassegnarsi alla nuova situazione e così si dimette da pontefice: abbandona l’abito pastorale e si ritira in preghiera nel suo poderetto alla Magliana («in praediolo suo qui est Via Portuense»), conoscendo infine, secondo alcune fonti, il martirio.
Sepolto nelle Catacombe di San Felice, è oggetto di grande venerazione popolare, tanto che il culto di Felice II si fonde con quello del Martire Felice, e le catacombe prendono per un certo tempo il nome di Ad duo Felices (dai due Felici), in memoria dei due uomini di fede, entrambi martiri. Gli equivoci di omonimia sono stati risolti solo nel secolo scorso, dagli studiosi De Rossi, Duhesne e Verrando.
Il «rifiuto» di papa Felice è stato per lo più condannato. Nel 1505 l’umanista Vigerio ottiene da Giulio II una riabilitazione, ma Gregorio XIII, cui si deve il riordino dell’elenco dei pontefici (e la loro divisione in papi eletti da conclave e antipapi nominati dall’Imperatore), cancella addirittura Felice II dal novero dei pontefici, relegandolo tra gli antipapi. Nel 2005 la disputa ariana è tornata di attualità, grazie al bestseller di Brown, in cui lo studioso Langdon inseguendo il Sacro Graal si imbatte nell’umanissima discendenza del matrimonio tra il Cristo e la Maddalena.
L’Ecclesia al III miglio
Il Catalogo Liberiano attribuisce l’edificazione di una ecclesia a Papa Giulio (337-352) e la colloca «in Via Portese miliario III», al terzo miglio della Via Portuense-Campana.
La via non ha restituito pietre miliari, quindi è oggi difficile individuare il III miglio: un calcolo a spanne, sapendo che la via nasceva dalla Porta Trigemina, ci porta nei dintorni della Chiesa di Santa Passera. Molto più utile è un’altra indicazione del Catalogo Liberiano, che dice che la basilichetta sorgeva al di sopra delle Catacombe di San Felice, che taluni identificano con i Grottoni di via della Magliana. Tale informazione è meglio specificata dalla Notitia Ecclesiarum, che chiarisce che la basilica sorge ad corpus, cioè esattamente al di sopra delle reliquie del Martire: «Ecclesia Beati Felicis Martiris in qua corpus eius quiescit».
Gli itinerari altomedievali accennano ad una posizione di altura, dominante un punto paludoso del Tevere. Peraltro vi è incertezza anche sulla stessa identità del Martire Felice, che fonti discordanti identificano in un presbitero martirizzato sotto Diocleziano, oppure nel Papa Felice II del IV secolo.
Del sito si ha notizia anche al tempo di Papa Adriano (772-795), che vi compie un restauro: «Ecclesiam Sancti Felicis positam foris Portam Portuensem noviter restauravit» (fece il secondo restauro della basilichetta).