Il Borghetto di Santa Passera è un insediamento spontaneo, sorto agli inizi del Novecento nella golena tra via della Magliana e il Tevere, a ridosso della chiesina di Santa Passera.
Durante il fascismo il Governatorato di Roma si occupa diffusamente delle condizioni miserevoli delle famiglie che vi dimoravano, con una serie di ispezioni e relazioni di visita. La sociologa Nicoletta Campanella ha rinvenuto una corrispondenza del 1929, tra il governatore Francesco Boncompagni Ludovisi e Raffaello Ricci, assessore ai Servizi assistenziali, in cui si detta la linea da seguire sui borghetti: «Demolire le baracche più vicine alle città; trasportare i paria appartenenti a famiglie di irregolare composizione o di precedenti morali non buoni su terreni di proprietà del Governatorato (essi siano siti in aperta campagna e non visibili dalle grandi arterie stradali). Sarà loro concesso di costruire le abitazioni con i materiali dei manufatti abbattuti. Si costruiscano, con lieve spesa, vere e proprie borgate rurali, con popolazione dalle 1000 alle 1500 persone, sotto la vigilanza di una stazione di Reali Carabinieri e di Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale». Da fonti orali ricaviamo che, più o meno, al Borghetto Santa Passera le cose andarono effettivamente così, con la differenza che gli abitanti vengono sistemate a ridosso del 1940 nei lotti popolari del Trullo, anziché in borgate rurali. L’area si estende oggi in lunghezza per circa 1 km lungo l’argine demaniale. I limiti possono essere determinati fra le Idrovore di piazza Meucci e la Torre del Giudizio. L’edilizia presenta caratteri assai eterogenei. Le baracche originarie sono state abbattute, mentre sopravvivono le case in pietrame di tufo e laterizio ad un unico piano, per lo più composte di un unico ambiente e senza fondazioni, spesso addossate le une alle altre, o separate da frustoli di camminamento non più larghi di un metro. Sui terreni lasciati liberi dalle baracche si sono col tempo insediati capannoni artigianali, per i quali è in conrso da circa un trentennio il dibattito su ipotesi di trasferimento.
Il borghetto, progressivamente spopolato, versa oggi in condizioni di abbandono. Alcune casupole sono oggi occupate da stranieri in condizioni di miseria.